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I Dibattiti

Può piacerci una canzone anche se in realtà non ci piace? La sorprendente risposta

Una domanda sempre attuale durante il periodo del Festival di Sanremo: una canzone può piacerci anche se, a livello conscio, non ci piace?

La musica, in diversi modi, accompagna i vari momenti della nostra esistenza, facendo da colonna sonora a viaggi, uscite, feste, particolari celebrazioni o semplici periodi in cui, a contatto con noi stessi, abbiamo modo di ascoltarci e di crescere come individui.

Una canzone può ‘piacerci’ anche se non ci piace? – iconfronti.it

Ovviamente ogni persona appassionata di musica ha i suoi generi: c’è chi ama il rock, chi la musica classica, chi il pop, chi la musica neomelodica oppure il rap o la trapper. Ogni canzone, se ben fatta, può trasmettere qualcosa: sta a noi poi scegliere a quale brano affidare i momenti della nostra giornata.

Ma cosa succede quando una canzone che apparentemente non ci piace in realtà ci fa ‘smuovere’ qualcosa? C’è un dato oggettivo che ci fa piacere o meno una canzone? L’interessante studio a riguardo che offre parecchi spunti di riflessioni.

Una canzone può ‘smuoverci’ anche se apparentemente non ci piace?

Come riportato dalla rivista Focus, un nuovo studio condotto dai ricercatori della Concordia University ha analizzato il groove, ovvero quel particolare fenomeno che, pur se a livello conscio una canzone non ci piace, ci porta comunque a muoverci a ritmo con la musica, risultando quindi una risposta fisiologica allo stimolo sonoro al di là del piacere soggettivo.

Lo studio sul groove di alcuni ricercatori – iconfronti.it

Stando allo studio pubblicato su PLOS One, il groove avrebbe effetto anche sulle persone che non provano piacere nell’ascoltare musica: ma da cosa dipende? Il team ha sottoposto a un gruppo di persone con anedonia musicale (che non provano piacere nell’ascoltare musica) l’ascolto di cinquanta brani diversi con rimo e intensità variabile.

Raccogliendo i dati, hanno notato come la curva (una U rovesciata) che rappresenta la risposta umana alla complessità ritmica fosse appiattita nei soggetti; in realtà, invece, non c’è differenza e anzi la risposta motoria potrebbe compensare la mancanza di piacere musicale.  Grazie a questo studio, sono state aperte nuove prospettive sulla percezione della musica da parte degli esseri umani, nonché il suo rapporto col cervello; aspettiamoci quindi in futuro altre ricerche su questo ambito.

Manuel

Romano classe ’96 scrittore e poeta, laureato in Filologia Moderna e aspirante ricercatore universitario; redattore da diverso tempo, oltre all’amore per la lettura spicca la passione per l’arte in generale, i film, i fumetti, le serie tv e lo sport.

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